di Vittorio Spada
Non c’è che dire, o meglio, non c’è che fare: tutto ciò che è negativo per la Sicilia passa (quasi) inosservato, ogni cosa cade nell’indifferenza generale, soprattutto nell’indifferenza di chi governa l’isola e dei politici che la rappresentano sul piano nazionale. Da Roma a salire verso il Nord collegamenti ferroviari incrementati, dal Nord al Sud diminuzione del numero dei treni: un classico! Così come un “classico” sono le tariffe aeree elevatissime (da stratosfera) dagli aeroporti siciliani diretti verso qualsiasi scalo oltre lo Stretto di Messina. Il rilevare gli “scompensi” abnormi tra Sud e Nord potrebbe apparire come un piangersi addosso e l’immagine potrebbe essere giustificata dal momento che la Sicilia ha gli strumenti per reagire e farsi rispettare: alla Sicilia, infatti, non mancano gli “uomini” che siedono in Parlamento con ruoli prestigiosi, “uomini” che potrebbero ridare la dignità all’Isola, dignità svenduta a poco prezzo, se non regalata. Inutile fare i nomi di questi “uomini” che hanno ruoli e responsabilità primarie nella vita del Paese intero: sono nomi fin troppo noti. E pur tuttavia, da questi “uomini” la Sicilia ha avuto ben poco.
Adesso, tranne qualche sporadica protesta affidata ai Cinque Stelle, a qualche isolato deputato e a Lega Ambiente, sta passando nella consueta indifferenza anche la questione dei rifiuti dell’Ilva che vengono catapultati nelle “discariche” dell’Isola. Questi rifiuti “speciali” attraversano lo Stretto di Messina nel massimo riserbo: via mare o via ferrovia, o con autotreni. Quasi sempre giungono a destinazione di notte, quando la gente ignara dorme. Il deputato regionale Vincenzo Vinciullo qualche settimana addietro ha denunciato che un carico di 32 mila tonnellate di rifiuti speciali spediti dall’Ilva di Taranto sono stati scaricati in provincia di Siracusa, “senza che nessuno ne sapesse nulla e aggirando le decisioni del Parlamento”. Vincenzo Vinciullo ha sottolineato: Ho contestato il fatto che sia stata disattesa la risoluzione numero 22 della commissione Ambiente che aveva invitato il governo regionale a vigilare affinché non arrivasse più, senza l’accordo con i soggetti responsabili della provincia di Siracusa, materiale proveniente dall’Ilva di Taranto. In particolare, quello che lascia sbalorditi, è come il ministero, o chi per lui, abbia consentito di aggirare le disposizioni del Parlamento siciliano, facendo sbarcare il polverino a Catania e non più ad Augusta, ricorrendo all’Arpa di Catania, si presuppone, all’Asp di Catania, è sperabile pensare, ma di fatto ,aggirando le disposizioni impartite dalla Commissione parlamentare referente per la Regione (…).
Legambiente Taranto e Legambiente Augusta hanno chiesto ai commissari Ilva “di fornire, innanzitutto ai cittadini, tutte le informazioni in loro possesso relative ai rifiuti smaltiti a Melilli e di sospendere la spedizione e il conferimento del polverino nella discarica siciliana”. Ingenti quantitativi “di rifiuti speciali, e – aggiungono – in particolare di polverino d’altoforno dell’Ilva, vengono trasferite con autotreni e, via mare, con il traghetto Eurocargo Livorno, da Taranto alla discarica Cisma di Melilli in Sicilia, nell’area ad elevato rischio di crisi ambientale Augusta/Priolo/Melilli e Sito di Interesse nazionale ai fini delle bonifiche (SIN Priolo), a partire dal mese di giugno. A tutto novembre 2016 circa 32.000 tonnellate di polverino sono state smaltite nella discarica siciliana”. Rimangono “ancora oscure – sostengono i due circoli dell’associazione ambientalista – le ragioni per le quali i commissari straordinari dell’Ilva insistano a portare avanti un’operazione spacciata come transitoria, ma i cui termini effettivi restano ignoti. Né il Ministro dell’Ambiente Galletti nelle sue risposte alle interrogazioni parlamentari e alle domande dei cronisti è riuscito a renderle intellegibili”.
Già nell’aprile dello scorso anno la sezione augustana di Lega Ambiente, presieduta da Enzo Parisi, aveva segnalato e denunciato l’arrivo al porto di Augusta e il conseguente smaltimento presso la discarica Cisma, a metà strada tra Augusta e Melilli, di una prima partita di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali prodotti dalla famigerata acciaieria Ilva di Taranto, circa 9 mila tonnellate di polverino che gli elettrofiltri trattengono dai fumi dell’altoforno. Seguirono diverse iniziative, anche parlamentari, per chiedere lumi sull’autorizzazione del trasferimento di questi rifiuti dalla Puglia alla Sicilia, per poi smaltirli in un’area ad alto rischio ambientale come il Sin di Priolo – Augusta – Melilli. Rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, l’allora ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti affermò che “i rifiuti in questione sono stati classificati e caratterizzati dal produttore come rifiuti non pericolosi, prodotti dal trattamento dei fumi” e che “la discarica in cui i rifiuti sono stati conferiti è esterna al perimetro del Sin”, oltre a riferire che “secondo le informazioni fornite dall’Ilva, il materiale, per l’esattezza 9.142 tonnellate, è stato inviato in Sicilia in via transitoria.
Evidentemente non bisogna mai prendere sul serio le dichiarazioni di un ministro…